GIANFRANCO NEROZZI
"...tutta la mia produzione letteraria, in realtà, può essere considerata come un'unica, grandissima e articolata saga.
Le mie storie sono sempre in qualche modo collegate e rappresentano i frammenti di un complesso puzzle narrativo dove tutto torna e ritorna...”
CICLO CRYFLY
La serie è composta da tre volumi:
L'URLO DELLA MOSCA - che vede protagonista il commissario della squadra omicidi Ruben Costa e la scrittrice dotata di poteri paranormali Sara Vanti, in lotta contro un'oscura entità metafisica insettiforme che provoca un'epidemia di follia omicida in città e la cui evocazione trae origine da un vecchio attentato terroristico (i riferimenti alla strage di Bologna non sono per nulla celati).
PRIMA DELL'URLO - quattro racconti che rivelano, in una sorta di count down narrativo, i retroscena e le motivazioni esistenziali dei diversi personaggi protagonisti del romanzo precedente: Lo Stravolo, Finestre chiuse, Viene il Santo, Punti di saturazione (il cui finale si aggancia esattamente all'inizio de L'urlo della mosca).
IMMAGINI COLLATERALI - romanzo breve che narra la vicenda di uno scrittore horror alle prese con un crudele serial killer, una storia apparentemente a struttura giallo-poliziesca, che si rivelerà nel finale essere ben altro, un vero e proprio effetto collaterale della vicenda orrorifica descritta nel primo libro.
I tre volumi della serie sono stati pubblicati tutti assieme da Mondadori nella raccolta: CRYFLY TRILOGY.
Con l'aggiunta di un racconto: OMBRA NEL VUOTO, che chiude la tranche narrativa della Mosca aprendone un'altra. La poliziotta protagonista: Angela Manni, infatti, prenderà, per così dire il testimone a Ruben Costa per diventare uno dei personaggi principali della saga di Genia.
La serie Cryfly si aggangerà, tramite Immagini collaterali, anche al ciclo di Continuum: il Soffio del male e il Cerchio muto
Non sono previste per ora aperture di ulteriori frange narrative per questo ciclo, anche se il finale di Ombra del vuoto lascia comunque a disposizione alcuni fili interessanti che potrebbero essere recuperati per proseguire in una nuova tessitura della storia...
RECE DE L'URLO DELLA MOSCA
Un nugolo di mosche sui tetti di Bologna: il mito rivisitato
di DANILO ARONA
... Titolo e copertina da brivido, L’urlo della mosca ed un occhio spalancato su neri fondali, ma il fitto contenuto delle quasi trecento pagine va ben oltre, con un’estetica della violenza degna del primo Tarantino ed un gusto per il supernatural così radicale che numerosi e blasonati (nonché strapagati) autori anglosassoni troverebbero di che impallidire. Dichiaratamente, con un’operazione che gli studiosi di semantica definerebbero “metalinguistica”, Nerozzi riambienta archetipi e mitologemi in una Bologna sempre più inquieta e sanguinaria, già teatro tempi addietro (con Machiavelli, Marzaduri e Lucarelli) di eventi “ai confini” della realtà. Il plot è un classico del neohorror contemporaneo: una forza invisibile, immane ed incontrastabile, forse aliena e forse mitica, o tutt’e due le cose, che s’impossessa gradualmente di una città, mettendone – letteralmente – a nudo il “mondo interno”, da Cronenberg in poi il vero luogo, ripetutamente aggiornato, dell’orrore moderno. Unici avversari, anch’essi archetipi del filone: una scrittrice italiana che, colpo di genio umoristico, scrive horror e domina le classifiche di vendita e un commissario di polizia che più “noir” di così, diviso perennemente tra problemi di bottiglia e di relazioni interpersonali, è difficile trovare. Una lotta impari, dove i cadaveri si affastellano in una danza macabra che non lascia respiro, e la cui apparentemente felice conclusione non è altro che il preambolo del rinnovarsi dell’incubo. E Bologna che si presenta come il contenitore dei sentieri di un mito rinnovato in un felicissimo impasto di situazioni e codici, che sono la storia di quasi mezzo secolo di cinema e letteratura horror: la biblica mosca che rimanda al demonico Baal, gli Ultracorpi di Siegel, gli alieni tentacolari spettacolarizzati da John Carpenter e da Jack Sholder (La cosa e L’alieno), l’indipanabile debito da pagarsi all’Esorcista di Friedkin, l’Uomo Nero ed altri spauracchi, le vie del Lato Sinistro per chi ama i cosmici complotti e l’intollerabile graphic violence che amalgama in un sordido balletto Alan Altieri e John Woo, Tarantino e Lucio Fulci, Clive Barker e il Gangsta Rap. Troppi rimandi? In altre mani, forse sarebbe un difetto. Ma Nerozzi domina la materia e la plasma, si diverte con sadica compiacenza e non indulge in pistolotti morali. In fin dei conti è horror, horror di tradizione, che dimostra come la scrittura partecipe e vibrante sia in grado di far vivere con analoghi e felici risultati un’identica storia tanto a Los Angeles quanto in Emilia Romagna, senza impantanarsi nella storica sindrome – molto provinciale e molto italiana, ahimé – del “marziano a Roma”.E poi quel “zzzzzzz” ricorrente (…un sibilo di mosca, cattivo e senza cuore…), ragazzi, non può che venire da uno che ha adorato Vincent Price ne L’esperimento del Dr.K. A me più che sufficiente per dargli dieci. Bravo, Gianfranco.
GIULIANO FIOCCO:
...L’orrore di Gianfranco Nerozzi è a tinte forti, convenzionali; prende vita nelle immagini classiche, nei temi collettivi e tuttavia il suo stile è originale. L’intreccio è ben combinato e il modo narrativo si avvale di un minuzioso realismo, di una non comune capacità di trasferire sulla pagina lo stile semplice, ricreando il parlato, simulandone i ritmi e i tempi grazie a caratteristici elementi di incomposta oralità.L’Autore, servendosi dell'ossessione irreale e dell’incubo di un’Apocalisse improvvisa, che arriva con il sussurro esile del ronzio della mosca, tratteggia un orrore tangibile, ordinario: il vero male si nasconde nelle nevrosi della vita quotidiana, nella solitudine e nel rifiuto. E' un male senza possibilità di riscatto: "verrebbe da dire così efficiente", afferma Marcello Fois nella prefazione al romanzo. Una forza tutt’altro che estranea all’uomo.
DARIO TONANI:
C’è un orrore che appartiene all’immaginario collettivo, alla cronaca, agli angoli in ombra delle nostre città, di qualsiasi città; e c’è un orrore domestico, privato, dolorosamente intimo. Un pizzicore, un prurito, la sensazione di essere osservati, che i ricordi più neri debbano ritornare per indurci a versare la lacrima che manca all’appello... Sono due orrori diversi, pur essendo costituiti della stessa materia; come differente è la pioggia dal mare. Il libro “L’urlo della mosca” del bolognese Gianfranco Nerozzi percorre sapientemente la linea di demarcazione tra questi due universi in ombra e lo fa come una fila di denti affilati affonderebbe in un pezzo di polpa, senza curarsi che il sangue coli fuori o dentro la bocca. Il suo non è un taglio netto; le sue pagine sono l’effetto di un morso continuo e doloroso, dello strappare bocconi voluttuosi dal dramma del vivere quotidiano.In una Bologna prurigginosa e guardona, un allucinato psicopatico evade da un manicomio criminale nel quale è sottoposto a una terapia sperimentale a base di immersioni in vasche di isolamento sensoriale e forti dosi di sostanze psicoattive. L'uomo scopre di essere posseduto da un’entità che non tarderà a rivelarsi oscenamente aliena e assetata di sangue. E mentre - in balia del suo simbionte - il suo corpo si trasforma a poco a poco, la città precipita in un gorgo di follia, dal quale neppure le menti apparentemente più equilibrate riescono a sottrarsi. Non vi riesce Sara Vanti, donna forte e iperpercettiva, continuamente scossa dai rigurgiti di un passato che sembrava aver trovato il proprio equilibrio in un angolo remoto della mente; e neppure Ruben Costa, il commissario - in stile hard boiled - incaricato di riportare l’ordine nel caos. In un crescendo di cacofonie rubate al ritmo del rock più acido, il Male dilaga, facendosi beffa della ragione e salsicce delle interiora umane. Ma qualcuno è già sulle sue tracce, emerso da una zona d'ombra che Sara credeva persa per sempre. Fino a quando, nel mattatoio abbandonato della città...Un romanzo per stomaci corazzati che amano degustare frattaglie; ma anche per chi non è insensibile alle piccole perle, con cui Nerozzi è solito inanellare le sue storie. L’impalcatura del romanzo - così come l’intonaco dello stile - ricalca certe cadenze “cinematografiche”, con rapidi movimenti di macchina che esasperano i primi piani e indugiano sui particolari, lasciando il lettore quasi senza fiato dopo una corsa. Il risultato è quello di sentirsi la situazione davanti, dietro, addosso. Una stereofonia di suoni, odori, sensazioni sempre credibile, e - nonostante l'abbondanza di squartamenti - persino delicata nel suo equilibrio d'insieme.
CICLO CRUCIFORM
COVER primo episodio:
OGNI RESPIRO CHE FAI:
il mito del vampiro rivisitato dal NERO
al romanzo primario ha fatto seguito un racconto intitolato nella sua prima versione: SPAZI RISERVATI e in seconda battuta: LE NOSTRE ANIME, che vorrebbe in qualche modo introdurre il seguito della saga CRUCIFORM, in fase di progetto per due romanzi: Ogni sguardo che sei, Ogni movimento che dai.
MARZO 2018: parte per Delos Digital la serie ufficiale costituita da sei episodi.
(vedi il CRUCIFORM BLOG)
La vecchia fonderia teatro del Rave, dove avviene lo scontro finale fra il protagonista e l'antagonista, è stata ripresa ne Il Cerchio Muto, trasformata in una vera e propria discoteca, la Gehenna: tempio del metal e della droga estrema. In "Ogni respiro che fai” si fa per la prima volta riferimento alla droga chiamata Mistura, i cui pulsanti aprono varchi di folle percezione emotiva e distruttiva nella mente dei ragazzi.
SAGA DI GENIA
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VEDI ARTICOLO: CODICE DEL NERO
LA SAGA DI GENIA è stata concepita come una pentalogia, seguendo un percorso cronologico particolare: andando indietro fino alle origini del male e poi di nuovo avanti, per giungere al capitolo finale, come in una sorta di uruboro narrativo.
I CAPITOLI ANCORA INEDITI DELLA SAGA:
CICLO CONTINUUM
SONO PREVISTI DUE SEGUITI:
IL GIORNO DEL SERPENTE, situato cronologicamente prima de Il soffio del male, e che narra le vicende di Francesco Negronero ai tempi in cui era in forza all'Interpol in Europa.
IL VOLTO DELLA PAURA, sequel de Il Cerchio muto, con protagonista il figlio di Negronero, che ha seguito le orme del padre ed è diventato poliziotto.
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(ARTICOLO CONTINUUM A PAGINA 46)